Recensione
Franco Quadri•La Repubblica•04 May 2009
Il prete e l'inquisitore in cerca di Dio
Titolo impegnativo e difficile Il silenzio di Dio, in cui l’intelligenza creativa di un team di teatranti rigorosi – Andrea Nanni curare gli adattamenti, Giovanni Guerrieri alla regia e Silvio Castiglioni prezioso interprete – mette a confronto l’incantevole modestia del capolavoro di Silvio D’Arzo e la protervia del Grande Inquisitore dostojevskiano. Casa d’altri funziona benissimo anche nella riduzione ricreando attraverso le parole mormorate dall’anziano parroco di campagna preso da un timido affetto per la strana vecchia solitaria che lo cerca e si nasconde, ansiosa di chiedergli l’impossibile autorizzazione di sottrarsi a un comandamento: racconto detto dall’interprete arrampicato su un sedile circondato da microfoni, su un povero sfondo liscio alla Giacometti in contrasto coi rossi e le monocromie alla Bacon usati per Domani ti farò bruciare, titolo imposto al monologo accusatorio del vecchissimo Inquisitore ispanico contro un ipotetico Gesù redivivo o Anticristo demoniaco, ideato da Ivan nel romanzo e già più volte messo in scena da qualche maestro, di cui si ammira la scrittura anche se, per le inevitabili semplificazioni, riesce più discutibile il riferimento al dio silente.