Recensione
Davide Brullo•La Voce di Romagna•19 June 2014
La lacerazione del Sacro. Nino Pedretti + Sylvia Plath
Vestito come un ragioniere rétro, come l’uomo comune anni Sessanta, diventa d’improvviso, squadernando le calze rubine, la prostituta dubbiosa tra la sfrenata lussuria e il maritarsi con il docile rimbecillito. Poi diventa il bibliotecario, poi torna la moglie frustrata. Basta una sterzata del gesto, screziare discretamente la voce. Formidabile la capacità mimica di Silvio Castiglioni quando penetra la mitologia minima di Nino Pedretti, quella specie di Teogonia de noantri che sono i Monologhi, con una carica di assoluto e un incarico di umanità da dar sassate al petto. Tuttavia, niente di strano il virtuosismo di Castiglioni, arcinoto il suo lavoro di speleologo nell’opera di Pedretti già visto in qua e in là per la Riviera. Ma non s’era mai visto in uno spazio tanto disperato come quello della Biblioteca civica di Riccione, due sere fa, per ovvie ragioni metereologiche, luci al neon, spazio disagevole, afa. Eppure, è pur vero, il teatro trasuda ovunque, e così, come accade coi grandissimi, non avverti distanza fra Castiglioni che parla e il personaggio di Pedretti che si confessa, tanto che quando lo interroghi, più avanti, l’altro o l’altro ancora a risponderti. Primo appuntamento di In cantiere, cioè “tre soste nel laboratorio teatrale di Silvio Castiglioni”, che è, infine, il piccolo, mirabile evento teatrale del territorio. Esaltato da un’eccellenza. Cioè, l’abbiamo già scritto, il ritorno di Daniela Giovanetti sulle scene riccionesi, a casa sua. In questo appuntamento ha dato voce alle Tre donne martoriate di Sylvia Plath, nella tersa traduzione di Pedretti (il quale, testi suoi e traduzioni, è pubblicato da Raffaelli, giù applausi). Monologhi tremendi in cui la maternità si ghiaccia in delitto, la femmina è belva, l’amore ferocia incondivisibile. Silvio sutura e Daniela lacera, Silvio rassicura e Daniela irrompe scatenando deliri. Le donne della Plath sono baccanti contemporanee, avvolte in riti privi di sacralità. Dioniso è sostituito da mariti inerti, inutili. Non a caso la Giovanetti è stata Agave, colei che senza colpa, invasa dal dio, scotenna il proprio figlio, nelle Baccanti ultrapremiate del 2012 in scena al Teatro Greco di Siracusa. La Giovanetti ha detto di non volere solo parti strong, tragiche. Sarà accontentata martedì prossimo, quando Dostoevskij-Castiglioni sarà fronteggiato da Autotem, un testo di “Lello” Baldini di virale ironia.