Recensione

Maurizio SpinaliLa Voce del Popolo21 March 2008

La morte è una domanda che resta senza risposta

Crucifixus: Il racconto di uno scrittore emiliano

Brescia. «Le parole mi fanno vergogna». Lo dice al lettore il prete protagonista di Casa d’Altri, racconto di Silvio D’Arzo, scrittore emiliano scomparso nel ’52 a trentadue anni. E il silenzio avvolge lo spettatore sin dall’inizio dell’intensa riduzione teatrale che Silvio Castiglioni, noto attore e regista d’origine veneta, ha proposto in tre date per il Festival di primavera Crucifixus, che si sta svolgendo in vari comuni del Lago d’Iseo e della Valle Camonica. In alto, al centro della scena, aspetta nel suo abito nero, in mezzo a tre microfoni. E nient’altro. Solo qualche fruscio, il lontano belato di una capra, lo scrosciare del torrente. Aspetta l’inizio del dramma, non solo che gli spettatori prendano posto (ottima la drammaturgia di Andrea Nanni che si può leggere nel libro edito da Nuages corredato con le illustrazioni di Georgia Galanti). «Ho voluto sottolineare un aspetto, quello che più mi ha colpito, della storia di D’Arzo. Questo prete di montagna e questa donna di 63 anni che s’incontrano. Ma che quasi non si parlano, non si ascoltano. Con quella domanda che incombe e che non arriva mai. Se non alla fine. Tutto è sospeso. Corre via tra il giallo e il romanzo esistenziale. Ma non è semplicemente un racconto realistico», ci dice poco prima di cominciare.

Intende dire che D’Arzo non ha scritto solo una storia con quel gusto realistico che negli anni ’40’ 50 andava tanto di moda?

Intendo che Casa d’Altri indaga, senza facili risposte o indagini filosofiche fini a se stesse, il dramma di esserci, di stare al mondo, al di là della nostra volontà. La domanda della vecchia, che un giorno arriva nel piccolo paese di Montelice e inizia a cercare il prete per trovare una risposta, è una domanda che l’autore fa a se stesso. E che, in fondo, magari in maniere diverse, tutti noi ci facciamo. Dovremmo farci, almeno. Chiedere se “è possibile morire, è possibile farlo magari togliendosi la vita?” non è solo la richiesta-preghiera di una donna stanca e sola.

Cos’altro è?

È l’eterna domanda sul perché della vita. Oltre la fede. Nonostante la vecchia si preoccupi di avere una sorta di deroga proprio dal Signore. E per questo va dal prete.

E per questo la storia mi ha incantato, da subito.