Recensione
Magda Poli•Corriere della Sera•15 May 2011
Manzoni, un salotto contro i pregiudizi
Storia della Colonna infame. L’ambientazione sul caso giudiziario del 1630
Un salotto con due divani, sedie, bicchieri, bottiglie, una soffitta nella quale giacciono oggetti di un passato polveroso ma prossimo, sul fondo un velo nero che opportunamente illuminato solo alla fine mostrerà una realtà lontana, un rapporto con la natura perso e per tanto foriero di inquietudine. In questo universo chiuso il regista Giovanni Guerrieri intelligentemente ambienta Storia della Colonna infame straordinario e profondo racconto di Alessandro Manzoni su un efferato caso giudiziario consumatosi nel 1630 a Milano nel clima allucinato della peste.
Imputati “de peste manufacta”, gli “untori” che il popolo voleva a tutti i costi trovare per placare il senso di impotenza e di oscuro che quella terribile malattia portava con sé, furono due milanesi di basso ceto, Guglielmo Piazza e Giangiacomo Mora e il nobile De Padilla che fu assolto. Gli imputati, torturati, confessarono il non-fatto e vennero giustiziati, la casa del Mora abbattuta e innalzata una colonna, monito dell’infamia dei colpevoli. Con pacata riflessione, con scavo attento nelle parole e nei sentimenti, Silvio Castiglioni, in compagnia di una donna misteriosa in nero, l’intensa Emanuela Villagrossi, racconta e fa sua l’analisi lucida e dolorosa di Manzoni. E ciò che prepotente si manifesta, chiara e vitale cifra espressiva di un affascinante spettacolo di penombre minacciose, in quel recitare ruvido e pastoso di Castiglioni interrotto da oscuri, arcani rumori, minacce esterne che creano tensione e impediscono ogni enfasi, è sì la terribile ingiustizia, ma soprattutto l’inaffidabilità dell’animo umano, il groviglio di passioni, superstizioni e paure che indusse i giudici a emanare una tragica sentenza. Un testo contro i pregiudizi, contro la bassezza d’animo, il populismo, l’ignoranza e il conformismo sempre portatore di non-pensiero: materiali ieri come oggi per erigere ignobili colonne infami.