Recensione

Diego VincentiEpolis Milano28 April 2009

Quesiti alla Chiesa afona

C’è un dipinto di Otto Dix con protagonista Sylvia von Harden. Anno 1926, piena repubblica di Weimar, a due passi dal baratro. La giornalista è ritratta coi connotati borghesi, vestito ricercato, bocchino, monocolo. Storta su una sedia che pare un demone. È strano, ma quando il palcoscenico si apre e si vede Castiglioni in Domani ti farò bruciare è lì che si corre con l’immaginazione. C’è quell’inquietudine (il malsano), c’è la sensazione che non tutto vada come deve andare. E un corpo vagamente snob che diviene veicolo primario di significati e nevrosi. Così come la parola, pulitissima e svuotata (solo nella forma) che a Dostoevskij si ispira. È da vedere il dittico Il silenzio di Dio fosse solo per l’affiancare due testi tanto distanti che riescono ad apparire come due momenti del medesimo pensiero. L’ex direttore di Santarcangelo (ora fisso nella Lombardi-Tiezzi) affida i primi tre quarti d’ora a Casa d’altri, racconto del dimenticatissimo Silvio D’Arzo, poi radiodramma e ora monologo polifonico intorno ai dubbi di una donna semplice e decisa al suicidio. A risponderle un prete, altissimo, abbarbicato sopra un trespolo, che parla al microfono come un banditore qualsiasi. Dialogo di sfumature, con una Chiesa afona nonostante il flusso di parole (di raro impatto l’immagine della tunica vuota). Ci si sviluppa sui non detti, sulle intuizioni. Sul silenzio, appunto. Con un finale che non scioglie, semplicemente percuote. Pubblico e protagonista. Non facile immergersi subito dopo nelle atmosfere di Domani ti farò bruciare, seconda pièce in programma (sempre con Andrea Nanni alla Drammaturgia e Guerrieri alla regia), presentata con l’azzeccato sottotitolo Invettiva da I fratelli Karamazov. Ovvero, la rilettura del celebre dialogo fra l’inquisitore e il prigioniero, su uno splendido tappeto sonoro. In scena l’uomo e la sua inadeguatezza al mondo, l’incapacità di vivere (figurarsi di vivere liberi), la divinità che se prima non aveva risposte, ora ha dubbi. Chi l’aguzzino e chi la vittima? Chi il Cristo e chi un demone col sangue alle orecchie per il desiderio di incarnarsi? Si esce un poco scossi. E non succede spesso.