Spettacolo
Sulla via del cannone
Scrittura scenica e interpretazione Silvio Castiglioni
Drammaturgia Mariano Dammacco, da un’idea di Carla Bino
Con un contributo di Donella Giacotti
Materiali storici Walter Bellotti
Prima rappresentazione 25 luglio 2010, Temù (BS), festival Passi nella neve
Vi si narra di una vicenda che risale alla primavera del 1916. Un episodio della cosiddetta ‘guerra bianca’ che italiani e austriaci hanno combattuto sui ghiacciai dell’Adamello nel corso della prima guerra mondiale. Il protagonista del racconto è un cannone di medio calibro, pesante sessanta quintali, trainato a mano da centinaia di alpini e artiglieri su due grosse slitte, da 1580 a 3250 metri di quota, e mai riportato a casa.
Una narrazione avvincente, costellata di figure eroiche e generose, o involontariamente comiche, che progettano e mettono in esecuzione, con dedizione e spirito di sacrificio, un’impresa considerata impossibile. Quando si arriva a rappresentare “il traino in alta quota” delle slitte sulla neve, il racconto si fa testimonianza appassionata: il narratore veste i panni di un vecchio alpino, che noi immaginiamo abbia partecipato in gioventù all’immane fatica con spensierata incoscienza. Fino all’inaspettato finale.
Uno sguardo sulla Grande Guerra del ’15 – ’18 a un secolo di distanza: cioè su un mondo ancora mosso, regolato e costruito a mano. Da un lato c’è la guerra, conflitto fra gli uomini; dall’altro il singolare scenario di quella strana guerra sui ghiacciai, la montagna, con la sua impassibile violenza e la sua terribile bellezza, “madre da maledire e da adorare”, come dice il poeta Andrea Zanzotto.
La prima narrazione di questa storia è avvenuta in forma itinerante nel luglio 2010 sul luogo stesso di quegli accadimenti, alle pendici del monte Adamello, per gruppi di spettatori pellegrini. Può abitare altre analoghe situazioni in cammino, ma anche le aule scolastiche, le chiese, le biblioteche, i salotti e i teatri.
La Giornata della Memoria ci pone una domanda: qual è la percezione che abbiamo del nostro passato storico, cioè di quella porzione di passato che non possiamo ricordare direttamente perché non eravamo ancora nati o eravamo troppo piccoli? Che cosa sappiamo della giovinezza di nonni e bisnonni? E’ possibile gettare un ponte fra loro vita e la nostra? Se ci riuscissimo, se il racconto della Storia assomigliasse a una raccolta di testimonianze di persone vicine, ci sentiremmo più coinvolti e magari ci potrebbe venir voglia di interrogare nonni e bisnonni, per sentire della loro giovinezza.
Questo racconto ha la capacità di risvegliare interesse e curiosità, e di sollevare, con delicatezza, domande sugli eventi terribili che le guerre nascondono.