Spettacolo
Un po' d'eternità
per Osip e Nadežda Mandel’štam
Un progetto di Silvio Castiglioni;
drammaturgia Andrea Nanni;
interpreti Silvia Pasello e Silvio Castiglioni;
regia Giovanni Guerrieri;
progetto luci Valeria Foti, consolle Federico Polacci, foto Paolo Foti;
collaborazione artistica Giulia Gallo, Georgia Galanti;
un ringraziamento particolare a Luisa Pasello e Ares Tavolazzi.
Produzione I Teatri del Sacro, Celesterosa/I Sacchi di sabbia. In collaborazione con Comune di Cattolica, Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna e Teatro F. di Bartolo, Buti (PI); e il sostegno di Regione Toscana.
Prima rappresentazione: 13 giugno 2013, Festival I Teatri del Sacro, Teatro San Gerolamo, Lucca.
Spettacolo vincitore del premio I Teatri del Sacro III edizione
Dedicato a Osip Mandel’štam—“il più grande poeta in lingua russa del novecento, sottratto alla conoscenza dei suoi contemporanei” secondo Pier Paolo Pasolini—e a sua moglie Nadežda, custode dei versi del marito, mandati a memoria per eludere la censura sovietica. L’intento è disegnare il ritratto di un artista senza biografia, che sfugge alla prossimità e cerca la distanza, che si dichiara “ostile a tutto ciò che è personale”; di un poeta intento a tracciare una condizione di estraneità pienamente contemporanea, in possesso di una vivida capacità percettiva, sempre sul punto di accendersi, come un bambino addolorato ed entusiasta. E di far emergere dall’ombra la sua compagna Nadežda, la “sorella mendicante” che dopo la perdita di Osip, e per il resto della sua esistenza, ha difeso e nutrito il suo amore per lui con eroismo, tenacia e dolcezza. Una straordinaria storia d’amore fra due esseri che negli anni più bui del novecento, e nelle condizioni meno favorevoli, hanno saputo dire sì alla vita con singolare forza d’animo.
Certo è strano non abitare più la terra / non compiere più gesti appena imparati / non dare alle rose e alla promessa di altre cose / il senso di un futuro umano; / non essere più quel che si era / e lasciare perfino il proprio nome / come un giocattolo rotto. / Strano non desiderare più i desideri. / Strano veder sbattere slegato nell’aria / tutto ciò che aveva un legame. / Il senso della terra si perde piano piano / come ci si svezza dai seni della madre. / E c’è tanto da riprendere / per avvertire un po’alla volta / un po’ d’eternità.
—R.M.Rilke, Elegie duinesi
Se c’è un surrogato dell’amore è la memoria. Imparare a memoria significa ripristinare l’intimità. Degli ottantuno anni della sua esistenza, Nadežda Mandel’štam (‘l’amica mendicante’ come la chiama Osip) ne ha vissuti diciannove come moglie e quarantadue come vedova del più grande poeta russo di questo secolo… Io la vidi l’ultima volta il 30 maggio 1972, in quella sua cucina, a Mosca. Il pomeriggio stava per finire, e lei sedeva, fumando, nell’angolo, nell’ombra profonda proiettata sul muro dalla grande dispensa. L’ombra era così profonda che le sole cose che si potessero distinguere erano la tenue scintilla della sigaretta e quei due occhi penetranti. Il resto – lo sparuto corpo rattrappito sotto lo scialle, le mani, l’ovale della faccia cinerea, i capelli grigi, anch’essi cinerei – tutto il resto era inghiottito dal buio. Nadežda Mandels’štam sembrava un avanzo di un grande incendio, sembrava una minuscola brace che brucia se la tocchi.
—Iosif Brodskij
La mia unica speranza è che tutto ciò che si fa rimane: spero che un giorno, in qualche modo pur a me sconosciuto, sarete ricompensati di tutto ciò che ho tolto a voi, miei cari. Se non fosse per voi, rimarrei in silenzio… Tutto passa, ma tutto rimane. Questa è la mia sensazione più profonda: che niente si perde completamente, niente svanisce, ma si conserva in qualche modo e da qualche parte. Ciò che ha valore rimane, anche se noi cessiamo di percepirlo… Al passato non abbiamo detto addio per sempre, ma solo per breve tempo… Senza questo, la vita diventerebbe insensata e vuota.
—Pavel A. Florenskij
Per l’artista è indegno, leggero, noioso credere in modo fideistico alle cose dell’arte. La più alta aspirazione del poeta è esistere; non vuole altro paradiso fuori del vivere… Col mondo del potere non ho avuto che vincoli puerili.
—Osip Mandel’štam